Essere padre al tempo del Covid – le parole dei papà
Family Hub, Per approfondire, Prima Infanzia
“Siamo la storia che scriviamo e noi siamo state e rimaniamo le famiglie del Covid. Il rimodernamento dell’immagine dei padri non lascerà tracce soltanto nella memoria di chi l’ha vissuto, ma anche nelle generazioni che seguiranno”
Alberto Pellai
Abitualmente per la festa del papà aprivamo le porte dei nidi d’infanzia e accoglievamo le bambine e i bambini con i loro papà per una colazione speciale. Quest’anno non potendo farlo abbiamo raccolto le vostre parole e i vostri pensieri rispetto a come avete vissuto il vostro essere papà in questo anno particolare. Come è cambiata la paternità al tempo del Covid? Quali gioie e quali fatiche stanno vivendo i papà?
- Il 2020 è sicuramente stato un anno diverso ed il 2021 fino ad ora è molto simile… Tra le cose positive c’è la gioia di essere stato di più a casa ed aver avuto più tempo da dedicarti. Ma anche la fatica di provare a fare una telefonata di lavoro quando tu hai voglia di strillare. Spero che questo periodo diventi per te solo un ricordo tramandato dai miei racconti o raccontato dai libri di scuola.
Vincenzo, papà di Ginevra - E’ difficile pensare nel dettaglio come sia passato questo anno di pandemia […] La cosa che mi manca di più è poter uscire in libertà con Zeno: andare al parco giochi, giocare con altri bambini, portarlo con me a fare le commissioni. La gioia più grande è vederlo giocare con suo fratello Mattia, ma anche la felicità con cui va di corsa al nido la mattina. […] Si cerca di ridere e scherzare il più possibile, anche se le passeggiate si assomigliano un po’ tutte e le pietre sono sempre le stesse. Per fortuna per Zeno ogni pietra è nuova, ogni pozzanghera è bella: allora scopri ogni giorno qualcosa di nuovo e hai la forza di impegnarti al massimo in tutte le cose per i tuoi bambini e la tua famiglia. Casa, lavoro, dormire, mangiare un giorno dopo l’altro. Detto così sembra monotono, invece non lo è perché ci sono con me Zeno, Mattia ed Elisa ed anche nelle difficoltà con loro è sempre tutto bello e non c’è tempo per la noia. Ci sono momenti di gioco, gli abbracci, le carezze, i bicchieri versati sul tavolo, i biscotti sul divano, i bimbi nel lettone alle 6 del mattino, le parole buffe ed incomprensibili e un sacco di altre cose belle e divertenti. Se tutto questo c’è è anche un pò grazie a voi del nido. Grazie per tutto quello che fate perché so che quando Zeno è con voi sono tranquillo, perché so che è nel posto giusto, con le persone giuste.
Enrico, papà di Zeno - Salve sono il papà di Camilla. Diventare papà è l’esperienza più strana che possa capitare. Quando hai la notizia che la tua compagna é incinta partono i consigli dei parenti/amici/conoscenti… Ti fai un’idea di come sono stati papà “gli altri” e ti costruisci nella mente un modello, su cui ti sforzi di costruire la tua “esperienza di padre”. Beh dopo un anno posso dire che ho fatto il contrario di quello che pensavo fosse corretto: esser genitori significa essere “pratici”. Penso che la teoria possa aiutarti, ma poi tutto sta nell’amore che provi per tuo figlio/a: quello ti salva, nessuno nasce “imparato”.
W i papà!
- “Il 2020, sicuramente sarà un anno che nessuno di noi dimenticherà mai. Un anno da raccontare ai nostri piccoli, da rispolverare negli album digitali dei ricordi e perché no, con tante foto da incorniciare. Marzo del 2020 è stato un momento surreale, soprattutto per chi ha appena messo al mondo un figlio. La gioia di quei giorni, era tornare a casa quasi da supereroe ma allo stesso tempo c’era l’ansia per ciò che il futuro poteva e può riservare ai nostri figli. È stato un anno in cui ho potuto dedicare più tempo alla famiglia, interagire più intensamente con Alice, cosa che per lavoro o impegni normalmente non mi sarebbe stato possibile. La gioia di vederla crescere ma allo stesso tempo il grande dispiacere di tenerla lontana dai nonni che per lunghi mesi non l’hanno vista e continuano a non vederla. Speriamo per i nostri figli, che tutto torni molto presto alla normalità. Per esserci trovati oggi in questa situazione, probabilmente c’è qualcosa di sbagliato nell’umanità, ma come sempre, ne usciremo più forti di prima”.
Gaetano, papà di Alice
- “Il lockdown mi ha permesso di trascorrere tanto tempo con mio figlio. Normalmente non sarei mai tornato a casa prima delle 19, per cui l’avrei visto solo poche ore la sera. Inoltre sarei rincasato con ancora qualche commissione da sbrigare, per cui il tempo trascorso insieme si sarebbe ridotto e non sarebbe stato un tempo di qualità. Mi ritengo fortunato di aver trascorso molto tempo con mio figlio, ma questo è un pensiero che accomuna anche altri papà con cui mi sono confrontato”. “Quando mio figlio ha iniziato a frequentare il nido io e Suele eravamo entrambi contenti: passiamo molte ore in smart working ed è molto pesante, non saremmo riusciti a stare dietro a Samuele in maniera adeguata, ed anche lui non avrebbe capito perché, pur essendo tutti a casa non avremmo potuto trascorrere del tempo insieme…” I primissimi giorni di nido, mio figlio mi mancava: aspettavo con ansia l’ora in cui saremmo andati a prenderlo. Questo distacco però ha anche lati positivi: ti permette di apprezzare maggiormente il momento di rincontro. Il nido è sicuramente una risorsa, soprattutto in questo periodo storico, ma solo nel momento in cui trovi il nido giusto, nel momento in cui ti senti sicuro perché conosci gli spazi e perché hai instaurato un rapporto di fiducia con le educatrici. Prima di diventare papà non ho mai pensato al nido, alle potenzialità, agli aspetti positivi, perdonami il termine, so che inorridirai, ma l’ho sempre concepito come un “parcheggio” per bambini… Ora, grazie a Samuele ho capito che in realtà è un’opportunità, è un luogo pieno di stimoli e di relazioni. Vedo che è un momento di incontro, un’occasione per mio figlio di creare legami con altri bambini e con le educatrici. In questo periodo caratterizzato dalla pandemia Samuele al di fuori del nido (e di Spazio ZeroSei) non frequenta altri bambini, quindi il nido è una risorsa utilissima per imparare, per confrontarsi, per crescere. Quando ci siamo ritrovati costretti in casa, mio figlio era piccolo, ancora abbastanza facile da gestire, se avesse avuto l’età attuale, mi rendo conto che si sarebbe annoiato, non sarei riuscito a dargli le giuste attenzioni ed i giusti stimoli che invece grazie al nido riceve.
Stefano, papà di Samuele
- Buongiorno, io sono Marco il papà di Claudio Samuele. Ho avuto la fortuna di assistere alla nascita del mio pupetto a differenza di chi in questo periodo purtroppo non ha avuto la gioia di poterlo fare, e non ci sono parole per descrivere il dispiacere che si possa avere. La mia esperienza è stata unica, per me è stata la prima volta poter assistere al parto, una montagna russa di emozioni tra ansia, gioia, paura e senso di impotenza di fronte ad una situazione in cui tu non hai modo di poter far nulla per aiutare tua moglie, almeno questo è quello che ho sentito io, ma che alla fine di questa corsa meravigliosa non è così! Perché se dalla nostra parte ci sembra di non aver fatto nulla, dalla loro la nostra presenza è fondamentale, sempre che non ci facciamo prendere dal panico e allora diventa tutto complicato! Il vederlo per la prima volta dal vivo e non tramite uno schermo non potete immaginare che scossone possa avermi dato, ero un miscuglio di emozioni, tutte positive ovviamente, ma credetemi è la cosa più bella che si possa avere. Ammetto che ho avuto molta ansia ma potessi riprovarla domani questa esperienza lo farei subito! Infine vorrei ringraziare di cuore tutti voi del nido Ravotin per le gioie e le belle esperienze che date al mio piccolo Claudio, che tutti i giorni non vede l’ora di tornare da voi sempre sorridente sia quando entra che quando esce e torna a casa, grazie mille davvero per tutto quello che fate! A presto
Marco
- ” Un anno intenso, pieno di incognite e di incertezze che ci ha spaventato e tolto ogni riferimento. Ma è stato un anno bellissimo, sono diventato papà di Agnese, Letizia ha cominciato la sua avventura nel mondo dei bimbi grandi, come dice lei, e Giacomo è diventato un ometto. Ho scoperto la bellezza del trascorre del tempo, lento, quasi incalcolabile, con la mia famiglia. Ho scoperto la bellezza delle cose semplici. Ho scoperto, ancora una volta, le vere priorità della vita. Ho scoperto quanto mancano i rapporti sociali e quanto sia bello trascorre il tempo con le persone che amiamo, amici, nonni, cugini, zii. Ho scoperto che da papà non posso abbandonare la speranza di un futuro per i miei figli e che questa esperienza deve servire a farli crescere in modo migliore, per vederli un giorno spiccare il volo con ali forti e con uno zaino pieno di cose utili per la loro vita. Ho scoperto che essere papà, nonostante le mille fatiche quotidiane, è il compito più bello che ci possa donare la vita. A noi meritarlo“. Grazie ancora per questo momento.
Alfonso
- Non è facile gestire la quotidianità, mantenendo alto il livello di consapevolezza di ciò che stiamo vivendo, ovvero è difficile nutrirsi delle continue gioie che i figli sono capaci di darti in ogni momento ed in ogni condizione di vita.
E’ difficile non ricadere negli stessi errori che possono aver fatto i nostri genitori con noi, eppure te lo sei sempre ripromesso: ” I non lo farò…”, “io non dirò…” eppure eccoti lì che gridi, sgridi, sbraiti e perdi la pazienza.
E’ difficile focalizzarsi su quello che i figli ti chiedono, anche perché difficilmente la domanda è diretta ed esplicita; immagino che con il tempo le cose non miglioreranno per altro.
E’ difficile non scaricare e trasmettere sui figli le proprie ansie, paure, le proprie frustrazioni.
La stanchezza sale e la soglia di sopportazione, comprensione degli altri ed empatia nei confronti del prossimo scende, anche nei confronti dei nostri figli.
I figli giustamente erodono spazi di vita, proponendone di nuovi, eppure credo sia fondamentale trovare un corretto equilibrio dove entrambe le identità possono avere libertà di esprimersi: il confine dovrebbe essere sfumato ed il passaggio armonioso…. invece si fatica a ragionare in questo modo, abbiamo una linea di confine che più volte ogni giorno spostiamo avanti e indietro, fra noi e loro (e non solo), dopo un po’ non ci capiamo più niente ed ecco che nuovamente nascono i conflitti. Probabilmente è normale e molto comune.
Vorrei il meglio per le mie figlie, vorrei che avessero la possibilità di esprimere appieno tutte le proprie potenzialità, e lo vedo già ora, sono proprio tante. Vorrei che fossero felici sempre e per sempre. Vorrei che imparassero a vivere al meglio insieme agli altri, traendo insegnamento dalle relazioni con il prossimo. Vorrei che imparassero ad esprimere al meglio se stesse, senza chiudere uno scrigno segreto emozioni, pensieri o paure che non piacciono a loro stesse o a qualcun altro. Vorrei che si esprimessero nelle arti. Vorrei che imparassero dallo sport. Vorrei che vivessero una vita piena e ricca di emozioni, soddisfazioni e gioie (che significa anche momenti di tristezza, sconfitte e dolore). Vorrei che fossero se stesse!
In tempo di pandemia tutto questo lo sento mille volte più complicato, perchè è mille volte più difficile camuffare i miei limiti ed i miei difetti, trovare la forza di dare il 110% per loro.
In tempo di pandemia è più difficile riuscire a gioire ed essere felici, perchè siamo costantemente bombardati da messaggi che ti dicono che questa emozione non è giusta in tempo di pandemia.
In tempo di pandemia si confonde il concetto di vita, con quello di non morte.
In tempo di pandemia vengono scoperti i nervi più sensibili dell’umanità, le ingiustizie, le disuguaglianze, i soprusi.
In tempo di pandemia si ha paura per il futuro; si ha paura non della morte, ma della non vita.
Io voglio che le mie figlie possano avere una vita piena e densa di vita. Voglio il meglio per il futuro di Elisa e Giulia.
Credo di aver dimenticato altre 100.000 cose, ma devo tornare a quell’esperimento sociale del mio lavoro, che rispecchia tutte le storture dell’umanità, con qualche piccola scintilla di soddisfazione ogni tanto.
Grazie per l’opportunità
Saluti Gabriele
- In quest’anno particolare, faticoso e diverso dal solito, più volte mi sono ritrovato a pensare al futuro dei miei figli, un pò preoccupato ma allo stesso tempo pieno di speranza nel vederli crescere e diventare sempre più degli ometti…Spero di poter esser sempre un punto di riferimento per loro ed allo stesso tempo il loro migliore amico…Io ce la metto tutta per essere un bravo papà e spero di riuscirci. In quest’epoca difficile e faticosa per tutti l’unica cosa che mi risolleva istantaneamente è la vista dei miei cucciolotti!!!?? Buona festa dei Papà a tutti..
Francesco
- Non so come, quando e se tutto tornerà come prima, ma sicuramente questa brutta situazione mi ha regalato un sacco di tempo per stare con mia figlia. Si è fermato il tempo e se devo trovare il bello in “quest’incubo” è che ho imparato ad apprezzare le piccole cose, il veder crescere Francesca giorno per giorno, cosa che non poteva succedere nella vita frenetica che vivevamo prima.
Saluti Stefano
- Innanzitutto vi ringrazio per la bella iniziativa e vi racconto volentieri la mia esperienza con Olivia, sembrerà strano ma a causa di questa epidemia il mio vissuto da papà ne ha giovato immensamente, lo so che dico qualcosa di strano e inconsueto per molti ma è ormai un anno che praticamente lavoro da casa e ho molto più tempo di prima da dedicare alla mia cucciolotta, posso accompagnarla all’asilo, posso andare a prenderla e posso passare pomeriggi insieme a lei, posso svegliarmi insieme a lei e posso godermela in pieno. Il rapporto che abbiamo instaurato è un rapporto sano di papà figlia, con lei mi rendo conto di quanto mi sono perso con le altre paternità e tutto il tempo che ho passato e sto passando con lei lo “ritrovo” nei suoi sorrisi, nei suoi abbracci,, nei suoi papaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa quando mi chiama, nei suoi occhi. Se dovessi sintetizzare in poche parole quest’anno con lei sarebbero: GIOIA, CRESCITA (mia), CONDIVISIONE.
Grazie Stefano
- Mi chiamo Fabrizio e sono il papà di Stefano, posso dire che l’avventura di essere un genitore mi ha cambiato la vita, in meglio naturalmente. Stefano è il mio secondogenito e con la sua nascita si è completato un cerchio. Vederlo corrermi incontro la sera quando rientro dal lavoro è una gioia che mi fa dimenticare la stanchezza, giocare con lui o farci anche solo le coccole sul divano sono momenti che mi danno grande serenità. Sono grato di essere un papà!
Fabrizio
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